Teneva in mano il suo bicchiere di whisky di poco conto, lo faceva ruotare, agitando in un moto circolare il liquido ambrato al suo interno. In penombra, ad ogni pensiero legato ad una goccia, prendeva dal pacchetto una sigaretta, la portava alla bocca, la accendeva e fumava un ricordo.
Perdendosi nel gusto forte e aspro di tabacco e alcol, perdendosi ancora una volta nei cassetti spinosi della sua mente.
Il pallore della luna fuori illuminava appena la stanza in cui era seduta. Tutto sembrava avvolto da una nebbia persistente, anche il mondo intorno partecipava al suo oblio.
Quasi si sentiva soffocare. Si rese conto che tutto quello che aveva costruito stava iniziando a vacillare, tutto ciò in cui aveva creduto era vittima di scosse di assestamento, tremolante, riceveva colpi e frustate che aprivano lacerazioni profonde. Lei ci metteva del sale sopra. Ad ogni ferita, ne aumentava il dolore fino a non sentirlo più. Finchè il suo corpo la supplicava di smetterla e di allontanarlo da se.Il vento fuori la inquietava.
Attraversava i sentieri in cui il buio la chiamava, la sua casa era il buio, lei era il buio.
La sua vita era una bandiera che sventolava conoscendo già la direzione del vento. Era possibile starle vicino solo con amore. Tutto il resto lo avrebbe inghiottito e annullato.
Le dissero "ho temuto il tuo dolore. Dio fai che non la veda cosi. La cattiveria con cui sei tornata da me sarebbe stata insostenibile, i tuoi occhi sono mutati, gridavano, c'era un voragine profonda che attirava a se,un magnetismo deleterio, ti avrei temuta se non avessi capito che ti stavi donando a me nuda."
Voleva rispondere:grazie. Non disse nulla. Voleva rispondere: abbracciami. Non disse nulla. Voleva rispondere. Non disse nulla.Voleva rispondere: prendi la mia mano, toccami, perdonami. Non disse nulla.
Si guardava allo specchio cercandosi, prima che il suo cuore venisse infilato in un macinino da caffè. Ora, non ne sentiva più nemmeno l'aroma.