Amore, i tuoi
occhi sono enormi, mi feriscono.
Portano in se la conoscenza dell’universo, le tenebre della terra. Sei
una donna che potrebbe scatenare una guerra se solo lo volesse. April se lo sentiva dire camminando distratta, come
se non le importasse. Ascoltava con la leggerezza che si presta a uno sconosciuto che ti chiede l’ora per
strada. Profumava di meraviglia allora. La notte lo aspettava in silenzio,
attendeva che bussasse alla porta,
sorridendo si sarebbe infilato a letto, le avrebbe regalato il suo incanto, nel
solito rituale. Era un sogno di
un erotismo che strappava la pelle a brandelli, il mondo svaniva ed era li, in
quelle mura, tutto ciò che desiderava. La stanza sconfinava nell’unione in un
cosmo più grande, sconfinava nell’odore che lui lasciava sulle lenzuola. La
stordiva. La impiccava. In caduta
libera dondolava senza respiro appesa a una corda. In caduta libera quella
corda avrebbe stretto sempre più il suo collo. Scivolava nel suo sguardo,
appariva. Si materializzava. April era convinta di essere vista dal mondo stesso.
Cercava la sua voce oltre la stanza.
Ascoltava i movimenti là fuori nel reale, fantasticava sulle sue mani, le
sentiva addosso, le vedeva, componevano arabeschi. Disegnavano solchi profondi nella
carne. Bruciavano. Ricordò il giorno della sua partenza. Nell’orgasmo pianse.
Un pianto sommesso dal turbine del distacco. Comandava oramai il suo corpo. Si
era insinuato nei tessuti. Nei mesi successivi il pensiero si faceva sempre più
forte, lo viveva a distanza. Le giornate erano piene, lo sognava spesso. Era
una felicità distorta la sua, nell’attesa di un ritorno non definito, si
chiedeva se quella persona che tanto
l’aveva invasa sarebbe stata la stessa dell’orgasmo bagnato di lacrime. Sognava
l’incontro all’aeroporto. Sognava come sarebbe stato rivedere i suoi occhi.
Sentiva l’emozione crescere nei ricordi. Quella sera non chiuse occhio. Una
strana agitazione le portava le mani alla gola come a bloccare un respiro
difficoltoso ad uscire dai polmoni.
Era solito sfuggire
a ogni domanda che April gli poneva, lei soffriva di un amore poco definito.
Avevano costruito la loro relazione su pochi sguardi, segnali in codice, mezze
frasi, mezzi bicchieri, mezzi piatti, mezze mani. Frammenti. Si rese conto che
la sua storia era composta da pezzetti che disegnavano un mosaico indecifrabile
e fragile, come attaccati alla rinfusa alla ricerca di una forma armonica. La
mistura di colori di quei frammenti variava dal nero profondo a rossi
infuocati, al blu dei silenzi con gocce di gialli accesi e verdi cristallini di
risate. Il tutto però senza un minimo di logica. Un amore stonato con note
spesso troppo basse. La sua necessità di conoscere il compagno che aveva scelto,
la gettava in uno sconforto profondo ma
era anche ciò che maggiormente la legava a lui. Il mistero di cui si avvolgeva
non faceva altro che scatenarle rabbia e curiosità. Avrebbe voluto un' unione
completa, conoscere il suo passato, sapere cosa provasse. Nulla. Ogni tentativo
di capire gli incastri mentali era vano, la reazione che suscitava era sempre
la stessa, lui rispondeva con una domanda alle sue domande, vagava in un fiume
di parole, dipingeva immagini, colorava i racconti, l’ammaliava e l’avvolgeva
di una fiaba senza consistenza. Lei si perdeva nei suoi movimenti
impercettibili,continuamente la sfidava, la oggettizzava. Si sentiva schernita
dal suo fare da bambino adulto. Di volta
in volta troppo dolce, indifeso, come a chiedere protezione, e spesso gelido,
impenetrabile, superbo. Sicuro di averla, lei era divenuta uno degli oggetti da
collezione di un’esteta che non
nascondeva la passione per l’effimero e l’edonismo. La innalzava e distruggeva
nello stesso istante. La mostrava al mondo. Si compiaceva degli sguardi
estranei. Gonfiava le sue piume se si accorgeva che un altro essere, uomo o
donna che fosse, posava gli occhi su lei, osservava, e un mezzo sorriso
appariva solcandogli il viso. Anche il
sorriso era mezzo. Come la sua relazione. April la sentiva pendere solo dalla
sua parte. Ne sentiva il peso, il peso
di sostenere un amore che bastasse per due.