D'acciaio che stride

Cadevano candele dal soffitto. Il lampadario oscillava. Cadevano sul letto.  Una pioggia bruciante. Tra le coperte pezzi di cera.Quella sagoma bianca. Quel canto. Posso parlare con te? Ti prego abbracciami ancora.
Le pareti della stanza si sciolgono in pensieri. Il tempo non ha più senso di esistere ingabbiato in un orologio. Il nostro tempo è scandito dagli avvenimenti, cosi come la terra si addormenta e si rigenera ciclicamente. I'importanza  di tutto ciò che è esterno al nostro corpo è direttamente proporzionale al peso che gli attribuiamo. E tutto è percezione. Ti prego abbracciami ancora. Posso parlare con te? Le tende raccontano di storie lontane. Vorrei vestirmi di veli e ballare nuda. Dispiegarmi nello spazio.Vorrei dare fuoco alle mani per sentirne il calore. Il vento entra potente nei miei occhi. Apre i cassetti. L'armadio si spalanca. Ti prego abbracciami ancora.
Mi muovevo all'interno di buste di plastica nere. Evocavo emozioni in uno spazio metropolitano gommoso e veloce. Il suo movimento era una danza di iniziazione. Cercavo un contatto. Vorrei urlare agli alberi. Vanificare la mente. Urlare agli ingranaggi meccanici, battere l'acciaio contro l'acciaio. Vedermi riflessa e togliere la maschera. Fare l'amore con l'universo. Perdermi in un orgasmo d'acqua e fango. Perdermi nel tempo. Divenire una sagoma bianca. Senza carne. D'acciaio che stride.